L’umanità nell’isolamento: la storia di Shoichi Yokoi e la sua sopravvivenza nella giungla
Durante gli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, un giapponese di nome Shoichi Yokoi, sottufficiale di fanteria, si rifugiò nelle fitte foreste di Guam ed iniziò a vivere come un eremita. Yokoi era stato arruolato nell’esercito imperiale giapponese ed era di stanza sull’isola quando gli Stati Uniti la invasero nel 1944. Piuttosto che arrendersi, Yokoi scelse di fuggire nella giungla e nascondersi.
Per i 28 anni successivi, Yokoi visse da solo nella foresta, sopravvivendo con una dieta a base di frutta e verdura selvatiche e di tutto ciò che riusciva a catturare o uccidere. Sopravvisse costruendo capanne, caccia e raccogliendo cibo selvatico, evitando ogni contatto con gli abitanti del luogo e con le forze americane. Per tutto il tempo ha creduto che la guerra fosse ancora in corso e che il Giappone non si fosse arreso.
Nel 1972, un gruppo di cacciatori locali si imbatté nel nascondiglio di Yokoi e avvertì le autorità. Quando Yokoi fu finalmente portato fuori dalla giungla, rimase scioccato nell’apprendere che la guerra era finita più di 25 anni prima e che il Giappone era stato sconfitto. Yokoi tornò in patria come un eroe, ma anche come un uomo che aveva perso 28 anni della sua vita e che non riusciva a capire il mondo in cui era tornato. La sua storia catturò l’attenzione del mondo e divenne una specie di celebrità in Giappone. Fu intervistato da numerosi media e scrisse persino un libro sulla sua esperienza nella foresta.
Nonostante l’isolamento, Yokoi rimase sorprendentemente in salute e riuscì ad adattarsi alla vita moderna con relativa facilità. È morto nel 1997 all’età di 82 anni, lasciando dietro di sé una storia di sopravvivenza unica e straordinaria. Oltre che la visione eroica dell’uomo determinato e che utilizza le proprie capacità di adattamento anche in condizioni estreme, ci mostra anche come la percezione della realtà possa essere distorta dalle circostanze e come l’isolamento possa avere effetti devastanti sulla mente umana.
Yokoi non ha mai smesso di credere che la guerra non fosse finita, e fino alla fine ha continuato a seguire gli ordini ricevuti, mostrando una fedeltà e una lealtà incrollabili. La cieca obbedienza è un tema centrale nella storia di Yokoi, egli ha mostrato una fedeltà e una lealtà incrollabili nei confronti del suo paese e dei suoi superiori, ma questo atteggiamento ha portato a una percezione distorta della realtà. La sua fedeltà alla causa della guerra, gli ha impedito di accettare la verità sulla fine della guerra e che lui era un soldato superstite in una situazione disperata.
Questo atteggiamento può essere considerato come un’ottusità?
Una cecità mentale che gli ha impedito di vedere la realtà e di adattarsi alle nuove circostanze, diventando ostacolo per la sua sopravvivenza e per la sua capacità di adattarsi al nuovo mondo attorno a sé.
Una cecità come quella raccontata da José Saramago in cui diventa allegoria e simbolo per descrivere la cecità mentale e morale degli individui e della società. La cecità fisica degli abitanti della città rappresenta la loro incapacità di vedere e comprendere la realtà, la loro indifferenza verso il prossimo, la perdita dell’umanità e dell’empatia.
La cecità rappresenta anche la perdita della ragione e della capacità di pensare criticamente, come gli abitanti della città diventano sempre più vulnerabili alle manipolazioni e alle false verità.
Forse è più facile nascondersi per 28 anni nella giungla — a ciascuno la propria — piuttosto che affrontare la seppur amara verità del mondo attorno a noi.